Sicurezza sul lavoro Martin: “No a misure repressive che penalizzano solo i più piccoli"
“Reprimere non basta, soprattutto se le regole come la patente a crediti incidono soprattutto sulle imprese sbagliate, quelle più piccole. Le armi più potenti per combattere i rischi sul lavoro sono la prevenzione e la formazione. La cultura della sicurezza sul lavoro deve iniziare addirittura già in famiglia e a scuola, al pari delle altre materie di studio e dei valori verso i quali educare i giovani e su questo la bilateralità artigiana è in prima linea con il Cobis e Sicurform. Se davvero il Governo vuole incidere, si progetti un bonus che abbatta i soli costi di cantiere per la sicurezza”. Parole di Siro Martin, Presidente di Confartigianato Imprese Città Metropolitana di Venezia.
La sicurezza sul lavoro è una conquista di civiltà, un patrimonio prezioso di cui tutti dobbiamo avere cura e che dobbiamo alimentare ogni giorno. Lo sanno bene gli imprenditori artigiani che lavorano fianco a fianco con i loro dipendenti. Ogni infortunio interroga le coscienze e richiama alle responsabilità. Impone di trovare risposte efficaci per difendere il valore della sicurezza sui luoghi di lavoro. Un argomento da trattare con oggettività e ponderazione senza reagire sull’onda dell’emotività. Reprimere non basta. Confartigianato sostiene da sempre che le armi più potenti per combattere i rischi sul lavoro sono la prevenzione e la formazione.
“Per noi, -sottolinea Martin- la cultura della sicurezza sul lavoro deve iniziare addirittura già in famiglia e a scuola, al pari delle altre materie di studio e dei valori verso i quali educare i giovani. Del resto, come non considerare che gli studenti di oggi saranno i committenti, i coordinatori della sicurezza, i lavoratori e i datori di lavoro di domani. Anche in questo si misura il grado di maturità di un Paese. E’ un punto di partenza sul quale poi si innesta il sistema di norme, di regole e di relazioni tra le parti sociali. Nelle imprese sane e responsabili, la prevenzione degli infortuni sul lavoro e delle malattie professionali è obiettivo perseguito da tempo e gestito da una rete di organismi paritetici (Cobis e Sicurform qui in regione Veneto) tra Confartigianato, le altre Confederazioni artigiane e da Cgil, Cisl e Uil, riconosciuta dall’Inail, che prevede concreti strumenti e attività di verifica della conformità delle aziende alle norme sulla sicurezza e condivisione di buone pratiche di prevenzione. In questo panorama risulta un’eccellenza la bilateralità dell’edilizia partecipata da noi e da tutte le parti datoriali maggiormente rappresentative e dalle sigle sindacali di settore. Ad esempio, per dimostrare quanto ci crediamo nella sicurezza, attraverso Sicurform, è in fase di avvio un progetto grazia al quale in vari cantiere dei nostri associati, andranno degli ispettori (con le stesse competenze di un ispettore Spisal e/o Ispettorato del Lavoro, senza però potere sanzionatorio) per aiutare gli imprenditori e addetti ad operare, anche nei casi più specifici, in completa sicurezza, E questa è anche "formazione sul campo"”.
Le leggi servono, certo, ma la sicurezza non si può limitare alla sola burocrazia. Anche qui c’è bisogno di razionalità e buon senso. Il nostro sistema normativo su salute e sicurezza è ancora caratterizzato da eccessiva complessità sia nella formulazione che nell’attuazione con interpretazioni a volte discordanti e non univoche delle norme.
“È bene puntualizzare –prosegue Martin- che nei cantieri, sia pubblici che privati, il primo responsabile è sempre il committente o il responsabile dei lavori, da cui discende la filiera delle responsabilità che inizia proprio con la scelta delle imprese coinvolte. Da qui la proposta: se il Governo vuole davvero incentivare la sicurezza istituisca un “bonus” per la sicurezza.
L’Europa ha iniziato ad occuparsi di sicurezza nei luoghi di lavoro nei primi anni 90. Azione che ha portato il nostro Paese ad aggiornare norme degli anni ‘50 approdando al Testo Unico dlgs 81/2008 e smi ancora in vigore. L’Europa aveva compreso che per migliorare la sicurezza nei luoghi di lavoro, era necessario affiancare al titolare d’impresa, delle nuove figure esperte. Nacquero così gli RSPP, gli addetti al primo soccorso e all’antincendio, il medico competente, la formazione obbligatoria, ecc.. E, per il mondo delle costruzioni, altre figure, nominate dal committente, quali il coordinatore della sicurezza in fase di progettazione che fra l’altro deve determinare gli esatti costi della sicurezza nel cantiere (aggiuntivi al prezzo pattuito per le lavorazioni e mai soggetti a sconto. Non si fanno sconti sulla sicurezza - questo il motto) da riconoscere obbligatoriamente all’impresa esecutrice ed il coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione con il compito di verificare che quanto previsto nel Piano Sicurezza Cantiere venga rispettato e modificarlo se necessario. Ma l’Europa fa molto di più. Dà delle precise responsabilità al committente o alla stazione appaltante che deve verificare l’operato di queste figure e adottare dei controlli su tutte le imprese incaricate ad eseguire i lavori, dove la valutazione economica viene messa in secondo piano, mentre assume una valutazione dirimente il controllo dei requisiti tecnici. E se il committente non è in grado di farlo, lo dovrà fare attraverso un'altra figura, sempre da lui nominata, il responsabile dei lavori.
“Tante professionalità, -afferma il Presidente- che troppo spesso purtroppo, in caso di infortunio grave o addirittura mortale, vengono lasciate ai margini da opinione pubblica e media che si scagliano sempre e solo contro l’impresa. Questo è dovuto ad una “cultura” che individua nell’imprenditore uno speculatore e non un valore sociale da difendere. Proviamo a capirci –sottolinea-. Che motivo avrebbe l’imprenditore edile a speculare sulla sicurezza, se i relativi costi fossero stati adeguatamente determinati nel PSC e regolarmente liquidati dal committente? Molti infortuni avvengono per la presenza contemporanea di più imprese che, potrebbe essere evitata se nel PSC venissero sempre previsti tempi adeguati per la loro esecuzione o se il CSE avesse il potere di spostare la data di fine lavori”.
“La soluzione esiste –afferma Martin-. Dare ai coordinatori il potere di determinare liberamente i costi della sicurezza accertandosi che siano sempre aggiunti all’importo contrattuale con la possibilità di intervenire con integrazioni così come per i tempi di esecuzione dei lavori; dare al CSE e non alla direzione lavori, come avviene oggi, il potere di liquidare i costi della sicurezza all’impresa; aiutare il committente nel sostenere questi costi che sono notevoli soprattutto nei piccoli interventi. Ricordo che le regole sono le stesse sia per la costruzione di un condominio che per il rifacimento del bagno. Il Governo dimostri la volontà di fare un ulteriore passo verso la sicurezza. Sono stati previsti bonus per ogni cosa, ne faccia uno veramente importante per la salute delle imprese e dei lavoratori che preveda il rimborso totale dei costi relativi alla sicurezza sostenuti dal committente! Infine –conclude-, la filosofia della norma è deli anni ‘90 e contiene ancora esempi che fanno riferimento alle norme degli anni ‘50. Sono passati più di 70 anni. Potrebbe aver bisogno di una rivisitazione più ampia di quanto proposto. Nella speranza, che in questo modo, non si faccia più dell’impresa il capro-espiatorio”.
Gli ultimi dati consolidati di fonte Inail sugli infortuni nell’area metropolitana di Venezia (2022) parlano di 13.062 infortuni denunciati in totale (quasi il 31% in più rispetto al 2021). Se scendiamo nel dettaglio della gestione tariffaria, nell’industria le denunce sono stare 3.012 (+11,26%) e nell’artigianato 1.009 (-4,36%). Se infine ci concentriamo sulle Costruzioni, a fronte di 1.001 denunce (lo 0,77% del totale infortuni) avute in provincia, “solo” 385 sono avvenute in aziende artigiane pari al 38,5% del totale. Un dato non solo in calo rispetto al 2021 (-9,4%), ma molto inferiore al “peso” che il settore artigiano ha nella forza lavoro che in questo settore è pari, nel veneziano, al 50,1%.
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CentroMarca Banca stanzia un plafond di 20 milioni di euro destinato a sostenere gli investimenti 4.0 e di sostenibilità delle 16.000 imprese associate a Confartigianato Imprese Città Metropolitana di Venezia e a Confcommercio Unione Metropolitana Venezia-Rovigo. Si tratta di un'iniziativa congiunta volta a promuovere l'adozione di tecnologie innovative in tema di digitalizzazione e ad incentivare la produzione a ridotto impatto ambientale ed energetico, favorendo la transizione verso modelli di business più sostenibili. L'economia verde e circolare rappresenta un elemento cruciale per il successo delle imprese in un territorio turistico come Venezia, dove l'innovazione e la sostenibilità sono sempre più richieste dai visitatori e fondamentali per la salvaguardia dell'ambiente.